La “cuppola” di S. Rosa

a cura di Paolo Paganucci

Nel 1850 si conclusero i lavori di rifacimento totale della chiesa, secondo il “Piano di esecuzione del nuovo tempio di S. Rosa di Viterbo” dell’arch. Federici, che determinarono un significativo ampliamento dell’esistente chiesa originale e dei locali di servizio contigui.

L’opera comprendeva anche la realizzazione della «cuppola», che, come da progetto, si trattava di una semplice copertura a quattro falde sormontata da un limitato lanternino. Poiché l’opinione pubblica locale non ritenne tale cupola sufficientemente decorosa e appariscente, nel 1910 l’arch. Arnaldo Foschini presentò un progetto per la costruzione di una nuova cupola più imponente, che avrebbe assunto la forma definitiva ed attuale.

Il progetto, ordinato dal Comitato per i Restauri del Santuario e costituito da «numerose e voluminose» tavole fu approvato nel 1911 dal Ministero di Grazia e Giustizia – Fondo per il Culto e il 05/04/1912 avvenne, con una solenne cerimonia, la posa della prima pietra.

La cupola, realizzata in cemento armato, è composta da un tamburo ottagonale raccordato ai pilastri con pennacchi sferici e da una volta formata da otto costoloni, visibili solo dall’esterno, che comprendono altrettanti spicchi sferici. La lanterna non è comunicante con l’interno. La realizzazione della nuova cupola si completò nell’ottobre del 1914 con la posa di tegole in ceramica smaltata foggiate a squame.

Già nel 1916 però vennero segnalate lesioni sulle strutture murarie della chiesa che furono attribuite alla nuova costruzione ed addirittura il  Fondo per il Culto sollecitò l’Intendenza di Finanza a: «rivolgersi al Comitato per la fabbrica di S. Rosa, a cura del quale ebbe luogo la costruzione della cupola, per chiamarlo a provvedere al risarcimento dei danni derivanti dalla detta costruzione»; anche se tale ipotesi fu vibratamente confutata dal Comitato e dal progettista, ipotizzandone la causa nell’evento sismico del 1915, si dovette procedere a piccoli interventi di restauro.

Il rivestimento in maioliche, nel corso degli anni successivi, fu ritenuto responsabile di infiltrazioni a carattere atmosferico, in quanto le piastrelle smaltate distaccandosi dal supporto andavano a lesionare le tegole dei sottostanti tetti; si decise pertanto di procedere alla sua eliminazione, alla bitumatura delle strutture in cemento armato ed alla realizzazione di una nuova copertura con lastre di piombo, secondo il progetto redatto dall’ing. Fernando Moltoni che curò anche la direzione dei lavori (anni 1931 – 33).

La superficie interessata era di 320 mq ed il peso totale delle suddette lastre era di kg. 19.200, tuttavia poiché la posa delle lastre doveva avvenire previa asportazione dei vecchi embrici e del notevole sottostrato di malta, l’ing. Moltoni prevedeva una riduzione del peso della copertura di circa 150-200 quintali.

Il preventivo di spesa per la sola nuova copertura ammontava a L. 115.000, a cui dovevano aggiungersi “una congrua spesa per la ripulitura della Chiesa, le decorazioni e la pittura della medesima, ecc. cose tutte necessarie per rendere decoroso un Santuario che è oggetto di Fede”, come chiedeva il Moltoni alla Commissione per i lavori della Chiesa di S. Rosa.

Poiché il Fondo per il Culto stanziò per i lavori L. 110.000, per coprire tutte le spese fu necessario reperire altri fondi. Si attivò il vescovo di Viterbo mons. Trenta, il Prefetto e don Alceste Grandori che raccolsero la somma di L. 115.000, la presidente generale della Gioventù femminile della Azione Cattolica Armida Barelli L. 50.000, il Comune di Viterbo L.10.000, si arrivò anche a sollecitare il capo del governo Benito Mussolini che contribuì con L. 2.000. Nel giugno 1933 fu raggiunto l’importo di L. 287.000.

Intanto nel 1932 erano cominciati i lavori, ma prima di procedere alla posa della nuova copertura, si constatò l’estremo degrado dei pilastri e delle pareti della chiesa, ciò determinò necessariamente urgenti interventi di consolidamento e di messa in sicurezza del complesso. Pertanto si dovettero impiegare la maggior parte della somma raccolta in tali interventi anziché nella decorazione interna del tempio.

L’impresa Stoelcker effettuò iniezioni in cemento ed incatenamento con ferri che attraversavano le strutture, in particolare furono fatte «perforazioni ad aria compressa dei quattro pilastri centrali sui quali grava la cupola, lavaggi, invio di colla di cemento, posa dei ferri, ulteriori iniezioni a cemento ad alta pressione …»

Lo stesso lavoro fu fatto anche in altre parti dell’edificio, per le cattive condizioni riscontrate: «dai pilastri centrali si dovette passare a quelli minori, quindi alle pareti, alle volte (in alcune delle quali vennero eseguite delle sottovolte di cemento armato) ed al prospetto. E quest’ultimo meritava di essere consolidato tutto, dal pavimento al tetto, ma le limitate disponibilità di fondi ci permisero di fare il consolidamento fino a circa 4 metri di altezza».

Si passò poi finalmente alla posa della nuova copertura della cupola con lastre di piombo da 3 mm, lunghe da costolone a costolone ed alte 1 m, bullonate le une alle altre con bulloni fatti a colatura di piombo in apposite asole a coda di rondine, ribattitura delle teste e saldatura. Le lastre delle prime file in basso raggiungevano il peso di 250 kg ciascuna, furono utilizzati circa 200 q.li di rame e 1.000 q.li di cemento con il costo di L. 93.000 per la manodopera ed i noleggi, L. 4.000 per il ferro e L. 8.000 per l’energia elettrica di cantiere.

Alla fine dei lavori il costo totale dell’intervento, consolidamento e copertura, ammontò a L. 284.976 e fu realizzato, tranne per due operai specializzati, da maestranze locali che secondo il Moltoni “hanno dimostrato ottima capacità e diligenza pur in opere inconsuete”.