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Mario Brutti e la Biblioteca del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo

a cura di Francesco Nocco, direttore della Biblioteca

Il 4 dicembre del 2020 sono caduti i primi due anni dalla scomparsa di Mario Brutti, noto uomo di cultura, infinitamente innamorato della città di Viterbo, nonostante fosse nato a Milano nel 1936, ma da genitori viterbesi trasferiti in Lombardia per motivi di lavoro.

La vita di Mario Brutti è sempre stata legata a Viterbo, sin dalla formazione scolastica: per ragioni familiari ha abitato anche a Grottaferrata, tuttavia il rientro definitivo in città risale agli anni 2000, periodo nel quale ha ricoperto diversi incarichi e ha seguito numerose attività lavorative e culturali; tra gli impegni a cui si è dedicato non si può non menzionare la pluriannuale responsabilità in qualità di Presidente della Fondazione Carivit, a partire dal 2013.

Non poche sono le realtà a cui ha assicurato vicinanza e sostegno: anche il nostro Centro Studi Santa Rosa da Viterbo è testimone di tanta attenzione, non avendo Mario Brutti mai fatto mancare al Centro Studi il suo contributo di saggezza e umanità: per questo motivo è ancora più carico di significato il gesto che ha voluto compiere la famiglia di donare, dopo il 4 dicembre del 2020, proprio al Centro Studi i libri di Mario Brutti.

Si tratta, con ogni evidenza, di una parte della sua raccolta libraria, un nucleo che conta circa cento volumi, ma che dà adeguatamente prova degli interessi intellettuali e delle curiosità dell’uomo di cultura, annoverando opere che spaziano dalla storia alla sociologia, dal diritto all’economia, non senza una specifica incursione nella produzione religiosa, con scritti spirituali di celebri santi e libri di preghiere, attestazioni che delineano, tra gli altri aspetti, il profilo di Mario Brutti come cattolico profondamente impegnato nella comunità pubblica.

L’arrivo del fondo librario di Mario Brutti ha dato idealmente l’avvio alla nascita della Biblioteca del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo, realtà che è stata in via ufficiale istituita nel mese di settembre del 2022, avendo come prima donazione bibliografica già compiuta proprio la raccolta di Mario Brutti.

Questi libri oggi si affiancano alle pubblicazioni, da tempo presenti, edite dal Centro Studi e ad altri nuclei librari nel frattempo offerti dai soci e non solo: le consistenze in crescendo ci spronano a valorizzare e promuovere sempre più questa Biblioteca e a ringraziare ancora una volta tutti coloro che, come i familiari di Mario Brutti, hanno dimostrato e dimostreranno una così grande sensibilità culturale e tanto tributo di stima verso il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo.

L’inventariazione dei beni storici e artistici ecclesiastici (Summer School)

L’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI, la Pontificia Università Gregoriana – Dipartimento dei Beni Culturali della Chiesa, l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, promuovono la Summer School “L’inventariazione dei beni storici e artistici ecclesiastici”, finalizzata a offrire la formazione necessaria per l’inventariazione dei beni storici e artistici delle Diocesi e degli Ordini religiosi, secondo la normativa CEI-OA.

La Summer School si svolgerà dal 5 al 9 giugno e dal 24 al 28 luglio 2023, a Viterbo, presso il Monastero di Santa Rosa, con il coordinamento e l’organizzazione del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo. Si tratta di due settimane residenziali, intensive, divise tra teoria e pratica, al termine delle quali verrà rilasciato un attestato dall’Ufficio Nazionale BCE della CEI che abiliterà alla schedatura presso le Diocesi e gli Ordini religiosi.

Le candidature dovranno pervenire compilando questo modulo online entro il 1 aprile 2023.

Offerta formativa 2022-2023

Per l’anno accademico 2022-2023 la Scuola di Paleografia e Storia e il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus hanno organizzato un fitto calendario di corsi e laboratori online e in modalità mista. Tutti i partecipanti ai corsi varanno accesso alla piattaforma di e-learning e-SPeS, dove saranno caricati i materiali didattici e le registrazioni delle lezioni. Inoltre coloro che avranno frequentanto almeno il 75% delle lezioni riceveranno un attestato di partecipazione.

Ecco l’elenco dei corsi in partenza a gennaio 2023. I dettagli di alcuni corsi sono ancora in fase di definizione; dopo la pubblicazione, il titolo del corso si colorerà di rosso. Cliccando su ciascun titolo, verrete reindirizzati alla pagina dedicata con tutte le informazioni sul programma, sul calendario e sulle modalità di iscrizione.

Primavera 2023

Diplomatica e storia del diritto I : Il corso consiste nella lettura di documenti considerati alla maniera della diplomatica e commentati alla luce della storia del diritto. Si prenderanno in considerazione documenti di diritto privato (una compravendita, un livello, un testamento, una donazione, un contratto agrario eccetera). 

Scritture in rotolo: seminario gratuito del corso MEDIOEVO DELLE FONTI, organizzato da Corinna Drago e Pietro Silanos del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università degli Studi di Bari. Si tratta del secondo appuntamento di un esperimento didattico ‘verticale’, che offre percorsi di approfondimento sulle fonti scritte. Quest’anno la tipologia indagata è il rotolo.

Inverno 2023

  • Avviamento al manoscritto miniato: Il corso intende introdurre i partecipanti alla conoscenza del libro miniato, servendosi di un approccio pratico per consentire di riconoscere le varie tipologie illustrative, la classificazione e la descrizione delle miniature. Le lezioni si svolgeranno mercoledì dalle 17.00 alle 18 e 30, dal 25 gennaio al 22 marzo.
  • Franciscan Sources 2023: In vista dei prossimi centenari francescani, che culmineranno negli 800 anni dalla morte (1226) e della canonizzazione (1228) di frate Francesco, la SPeS lancia il secondo ciclo interamente gratuito di seminari dedicati a tutte le fonti bio-agiografiche, cronache, compilazioni e documenti legati al Santo. I seminari del 2023 partiranno il 13 gennaio per un totale di sei appuntamenti a cadenza mensile
  • Paleografia pratica per tutti: Il corso intende introdurre neofiti della paleografia alla lettura di varie scritture attinte da varie tipologie documentarie dal XI al XVI secolo. Le lezioni avranno un approccio prevalentemente pratico e saranno accompagnata da esercitazioni a casa.

Autunno 2022

  • Avviamento allo studio del manoscritto: anche quest’anno è riproposto questo corso il cui fine è quello di fornire ai partecipanti gli strumenti delle discipline del libro, in particolare della codicologia, per introdurre alla catalogazione specialistica dei codici medievali. Il corso, tenuto da Adriana Paolini, si svolgerà ogni mercoledì dalle 17.00 alle 19.30 dal 28 settembre al 30 novembre 2022.
  • Arte e scrittura, rivolto a tutti coloro che operano a vario titolo e differente grado nel campo della storia dell’arte e del restauro. Il corso, tenuto da diversi docenti, si svolgerà in modalità mista, online e in presenza (presso l’Istituto di Norvegia in Roma) dal 3 ottobre al 28 novembre 2022, dalle ore 16.00 alle ore 18.00.
  • Workshop di paleografia musicale: si tratta di un laboratorio pratico, tenuto da Laura Albiero e Alessandra Ignesti, volto all’analisi approfondita di alcune notazioni neumatiche o di transizione e all’edizione di testi liturgico-musicali e al lavoro diretto sulle fonti. Si svolgerà ogni martedì dalle ore 17 alle ore 19.00, dal 11 ottobre al 13 dicembre 2022.
  • Catalogazione pratica per il libro antico. Strategie e consigli: il corso intende sviluppare (e/o far accrescere) quelle modalità e buone pratiche di indagine sull’esemplare necessarie prima di passare alla catalogazione vera e propria; si svolgerà in modalità intensiva sabato 15 e 29 ottobre, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30.
  • Incunaboli: descrizione e valorizzazione: il corso, teorico e pratico con esercitazioni online, mira a fornire strumenti di base per la descrizione degli incunaboli. Sarà diviso in cinque lezioni, che si svolgeranno tra il 14 ottobre e il 25 novembre 2022 dalle ore 17.00 alle ore 19.00.
  • Avviamento alle fonti liturgiche: si tratta di un laboratorio annuale, a cadenza mensile, che si svolgerà dal 28 ottobre 2022 al 23 giugno 2023 e che mira a introdurre i partecipanti alla conoscenza della liturgia medievale latina di rito romano.

I corsi continueranno anche nella primavera del 2023. Sono attualmente in programma:

  • Documenti, istituzioni e diritto;
  • Access per umanisti;
  • Avviamento all’uso di Classical Text Editor.

La lista è ancora provvisoria. Altre attività sono in corso di definizione e maggiori informazioni saranno disponibili nelle prossime settimane.

Se avete dubbi o domande sullo svolgimento dei corsi, consulate la nostra sezione FAQ!
Se invece siete interessati ad alcuni corsi svoltisi in passato, potete consultare la nostra sezione corsi on demand. 

Premio Maneant per il progetto “Rose che sprigionano”

Il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo ha ottenuto il premio Maneant della Fondazione S. Bonaventura per la sezione archivi. 

Il 9 e 10 dicembre nella Biblioteca fra Landolfo Caracciolo del complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore in Napoli si è svolta la seconda edizione di “SBAM: Incontri ravvicinati…“. Si tratta di due giornate organizzate dagli operatori dei beni culturali della Fondazione San Bonaventura (Biblioteche Archivi Musei) con il contributo delle associazioni del settore, delle Università e della Regione Campania. Il focus di questa edizione è la sostenibilità, intesa come sfida per la vita stessa degli istituti culturali ma declinata anche nelle diverse prospettive aperte dalla svolta digitale.

Il progetto ad essere stato premiato è “Rose che sprigionano”: è stato riconosciuto come una buona pratica capace non solo di valorizzare gli istituti culturali, ma anche di renderli fruibili all’esterno. Il progetto è collegato con la documentazione dell’Archivio Generale della Federazione delle Clarisse Urbaniste e con gli oggetti del Museo della Quotidianità. Prevede il recupero di pratiche artigianali monastiche attestate fin dal XVI per il confezionamento di rose di stoffe nelle quali venivano installati degli encolpi (con reliquia dell’abito di santa Rosa). Questa pratica dopo essere stata studiata è stata insegnata e recuperata fattivamente all’interno della casa circondariale di Viterbo a partire dal 2020.

Per il video della premiazione clicca qui (min. 20′.40”).

Per conoscere i progetti del CSSRV coi detenuti clicca qui .

Archivissima 2022: primo posto per il video realizzato dal CSSRV

Per il secondo anno consecutivo il video realizzato dal nostro Centro Studi per La Notte degli Archivi, organizzata nell’ambito dell’edizione del 2022 di Archivissima, è risultato tra i vincitori della Menzione di La Stampa per la realizzazione dei tre migliori video, posizionandosi addirittura al primo posto.

Un sincero grazie a tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto e a coloro che si occupano della conservazione, tutela e valorizzazione dell’Archivio generale della Federazione delle Clarisse Urbaniste d’Italia, la cui gestione è affidata al CSSRV.

Il video della proclamazione, a cura del vicedirettore de La Stampa Marco Zatterin, è disponibile a questo link.

Il video

Il filo conduttore dell’edizione di Archivissima 2022 è stato #change, il cambiamento. Per questa occasione attraverso il video dal titolo “Conservare il cambiamento. Cambiare la conservazione”, abbiamo deciso di narrare la storia dell’Archivio del Monastero di Santa Rosa attraverso i suoi documenti e i suoi inventari, fino al grande cambiamento nella gestione e nella conservazione della documentazione avvenuto nel 2017, quando l’Archivio è entrato a far parte dell’archivio di concentrazione della Federazione S. Chiara d’Assisi delle Monache Clarisse Urbaniste d’Italia, e al tempo stesso il Monastero è divenuto sede dell’Archivio generale.
Attraverso questo percorso per immagini, dalla voce di un singolo archivio giungeremo al coro delle voci di più archivi, che proprio attraverso il radicale cambiamento dovuto alla soppressione e al trasferimento della documentazione, sono ora pronte a narrare le storie di altre comunità.

Ricostruirsi intorno ad un tavolo

I progetti con i detenuti presso il carcere di Viterbo

Riportiamo l’intervento integrale tenuto dalla dott.ssa Eleonora Rava tenuto al convegno “Oltre la pena. Percorsi di accoglienza e inclusione nella realtà di Viterbo”, organizzato dal GAVAC (Gruppo Assistenti Volontari Animatori Carcerari) di Viterbo il 14 ottobre 2022. Si descrive le attività del Centro Studi con il carcere di Viterbo in questi ultimi anni.

Ringrazio gli organizzatori del convegno per averci invitato a comunicare la nostra esperienza all’interno del carcere di Viterbo.

Il Centro Studi Santa Rosa è un neofita in questo settore, potendo vantare solo qualche anno di attività all’interno del mondo carcerario, resa possibile grazie al coinvolgimento del nostro Centro a un progetto finanziato dalla Comunità Europa con una Marie Curie Individual Fellowship sul fenomeno della reclusione volontaria. I nostri interessi verso la popolazione carceraria erano a quel tempo esclusivamente di tipo culturale e scientifico: avere ‘esperti’ con cui confrontarsi su un tema di nostro interesse.

Il Centro Studi Santa Rosa nasce, infatti, come istituto di ricerca costituito da professionisti dei beni culturali (storici, paleografi e diplomatisti, archivisti, filologi, storici dell’arte) per la tutela del patrimonio storico artistico e documentario della Federazione S. Chiara delle Monache Clarisse Urbaniste d’Italia e in particolare del monastero di Santa Rosa. Oltre ad assicurare la gestione e la tutela del patrimonio della Federazione, svolge un’intensa e larga attività culturale, che si articola in convegni scientifici e divulgativi e iniziative di ricerca.

Dopo quel primo approccio con il mondo carcerario le cose sono cambiate e all’interno dell’attività di valorizzazione di questo ingente e ricco patrimonio delle Clarisse Urbaniste sono stati strutturati progetti dedicati a persone in condizioni difficili, in particolare i detenuti. Le persone detenute sono state coinvolte in due distinti progetti, uno di recupero delle attività artigianali tipiche del monastero di Santa Rosa, l’altro di edizione di testi manoscritti. Entrambi i progetti sono stati pensati per arricchire la formazione personale del detenuto attraverso percorsi esperienziali con valenza socioculturale; per favorire la libera espressione del detenuto oltre che per coinvolgere il detenuto in attività di studio e ricerca.

Il primo, Rose che sprigionano. Attività artigianali per l’integrazione sociale, è un progetto che si sta conducendo da due anni presso la Casa Circondariale di Viterbo. Il primo anno è stato finanziato dalla Regione Lazio e grazie al contributo ricevuto è stato possibile retribuire i 5 partecipanti; l’anno successivo e l’anno in corso sono invece stati finanziati dal Centro Studi e i detenuti esplicano una attività di puro volontariato. 

Il progetto Rose che sprigionano ha previsto e prevede incontri formativi e attività pratiche tese a insegnare ai detenuti lavorazioni tessili artigianali plurisecolari – in particolare quella della produzione di rose di seta reliquiari delle clarisse di Santa Rosa – che possano garantire loro, una volta tornati in libertà, una via di accesso al mondo del lavoro – per esempio nel settore di finiture per abiti di sartoria e di complementi d’arredo.

Le rose di stoffa prodotte dai detenuti vengono donate al monastero di Santa Rosa di Viterbo, dove entrano a far parte degli oggetti devozionali legati al culto della patrona viterbese, richiestissimi dai fedeli soprattutto in occasione della festa settembrina. In questo progetto sono attualmente coinvolti 16 detenuti dell’alta sicurezza.

Ogni persona detenuta ha trovato, con l’aiuto dei formatori, il proprio ruolo all’interno di questo progetto, mettendo in campo capacità manuali fino ad allora silenti. La progettazione e la costruzione di un oggetto ha portato ad una sempre crescente gratificazione personale e allo stesso tempo ha consentito a ciascuno di specializzarsi in un aspetto (colorazione dei petali, formatura delle foglie, montaggio della corolla, packaging, ecc.) sviluppando un forte senso per il lavoro di squadra. Questo è uno degli obiettivi principali raggiunti dal progetto. Le persone detenute sono diventate un gruppo di lavoro integrato. Ciascuno di loro ha acquisito un ruolo in una ideale catena di montaggio avendo cura di rispettare il lavoro degli altri e insegnare al compagno come migliorare la fase di lavorazione assegnata. Con grande spirito critico ognuno ha riconosciuto i propri limiti, ma ha soprattutto messo a fuoco le proprie capacità tecniche e artistiche sino ad allora perlopiù celate.

Con il secondo progetto, Esperienze di reclusione, si è inteso invece arricchire la formazione personale dei detenuti coinvolgendoli nello studio della documentazione conservata presso l’Archivio della Federazione. Attraverso l’attività di trascrizione di manoscritti i detenuti sono stati sensibilizzati verso le antiche scritture: si è insegnato loro a leggere, a trascrivere e a fare edizione di fonti. In particolare i detenuti sono stati invitati a trascrivere un codice manoscritto del monastero delle Cappuccinelle di Aversa databile al XVII secolo. Si tratta di un codice in volgare che elenca mese per mese l’organizzazione interna, gli usi liturgici e alimentari della comunità monacale.

L’idea di far lavorare dei detenuti su fonti monacali nasce dalla constatazione delle analogie nelle dinamiche di gruppo che sussistono all’interno delle due istituzioni totali, il monastero e il carcere. Esistono a riguardo importanti progetti internazionali come quello francese condotto sotto la direzione di Isabelle Heullant-Donat, Enfermements. Histoire comparée des enfermements monastiques et carcéraux, che ha lo scopo precipuo di evidenziare le specificità e le relazioni tra reclusione religiosa monastica e l’incarceramento.

Lo scopo del progetto è stato quello di comprendere insieme ai detenuti il fenomeno della reclusione volontaria monastica; il rapporto tra reclusione volontaria, quella delle monache, e involontaria, quella dei detenuti, con l’obiettivo di fornire a quest’ultimi una nuova prospettiva della reclusione rispetto alla loro personale esperienza: la detenzione come un’opportunità, piuttosto che come una pena. Questo è stato possibile perché la distanza non solo temporale tra i detenuti e la fonte analizzata ha favorito i detenuti a lavorare su se stessi e sulla loro condizione di reclusi.

La macchina di S. Rosa sbarca in Sapienza

Il 18 ottobre alle 20 Eleonora Rava interviene al convegno “Patrimonio culturale e rigenerazione Urbana” organizzato dal Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura dell’Università La Sapienza di Roma.

Eleonora Rava parlerà della storia della macchina di S. Rosa in continuità con la mostra ancora visitabile “La Forza della fede” allestita presso il monastero di S. Rosa a Viterbo. Gli organizzatori si sono infatti serviti del materiale descrittivo e didattico utilizzato a Viterbo per l’approntamento della mostra romana.

L’iniziativa oltre agli interventi prevede una mostra e l’installazione di una mini-macchina di S. Rosa che verrà accesa all’imbrunire.

Programma

Nasce ufficialmente la biblioteca del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo

Sabato 24 settembre 2022, durante l’assemblea ordinaria dei soci del Centro Studi S. Rosa da Viterbo, è stata comunicata l’istituzione formale della Biblioteca del nostro Centro Studi, realtà libraria che, per essere precisi, esisteva “in embrione” già da qualche tempo e ora invece vede il momento ufficiale di avvio, nonché le giuste occasioni di valorizzazione e promozione.

Una prima collezione bibliografica infatti si è formata sin quasi dalla nascita del Centro Studi, sia – come è ovvio – con le pubblicazioni edite proprio dal Centro Studi sia per merito di alcune donazioni di volumi offerti dai soci (e non solo) in vista della fondazione di una significativa raccolta libraria: nel corso degli ultimi anni, però, le consistenze sono diventate molto notevoli, anche perché interi fondi di biblioteche private (o larghe parti) sono confluite in sede, circostanza che obbliga prima di tutto a ringraziare coloro che hanno dimostrato tanta attenzione e sensibilità culturale.

I libri donati – e, in generale, gli altri volumi che arricchiranno la Biblioteca – riguardano temi specifici, vicini alle finalità di ricerca e agli interessi del Centro Studi: la storia (in particolare la storia medievale), il francescanesimo, la paleografia e la diplomatica, senza dimenticare i contributi bibliografici per la storia della vita religiosa femminile, settore che infatti costituisce un fondo speciale della Biblioteca. Gli altri due fondi speciali sono rappresentati dai volumi editi sino al 1830 (libri antichi a stampa) – per ora si tratta di un piccolo nucleo da incrementare – e da quelli pubblicati dal 1831 al 1900.

La Biblioteca sarà a disposizione in primis dei soci per la consultazione in sede e il suo patrimonio bibliografico verrà catalogato attraverso un software di gestione informatizzata: il catalogo, di conseguenza, si potrà comodamente interrogare in internet attraverso il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN).

Laboratorio di Paleografia pratica e storia (2022-23)

Nell’ambito della Convenzione quadro stipulata nel 2020, l’Università degli Studi della Tuscia e il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo onlus attivano la quarta edizione del Laboratorio di Paleografia pratica e storia, rivolto a tutti gli studenti universitari della Tuscia interessati a imparare a leggere testi e documenti originali in latino e in volgare del Medioevo e della prima età moderna.

Le lezioni del Laboratorio hanno uno scopo pratico e si configurano essenzialmente come esercitazioni di lettura in modalità di didattica a distanza sulla piattaforma del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo.

Il Laboratorio si svolgerà il giovedì dalle 17 alle 19,30 con inizio il prossimo 13 ottobre.

Ogni mese si terranno due incontri: le 12 lezioni di complessive 36 ore prevedono anche due visite all’Archivio del Monastero di Santa Rosa di Viterbo.

Gli studenti che parteciperanno attivamente alle lezioni del Laboratorio superando la prova finale, volta a valutare le competenze acquisite, potranno conseguire i CFU previsti dai regolamenti dei rispettivi Corsi di laurea per altre o ulteriori attività formative.

La “cuppola” di S. Rosa

a cura di Paolo Paganucci

Nel 1850 si conclusero i lavori di rifacimento totale della chiesa, secondo il “Piano di esecuzione del nuovo tempio di S. Rosa di Viterbo” dell’arch. Federici, che determinarono un significativo ampliamento dell’esistente chiesa originale e dei locali di servizio contigui.

L’opera comprendeva anche la realizzazione della «cuppola», che, come da progetto, si trattava di una semplice copertura a quattro falde sormontata da un limitato lanternino. Poiché l’opinione pubblica locale non ritenne tale cupola sufficientemente decorosa e appariscente, nel 1910 l’arch. Arnaldo Foschini presentò un progetto per la costruzione di una nuova cupola più imponente, che avrebbe assunto la forma definitiva ed attuale.

Il progetto, ordinato dal Comitato per i Restauri del Santuario e costituito da «numerose e voluminose» tavole fu approvato nel 1911 dal Ministero di Grazia e Giustizia – Fondo per il Culto e il 05/04/1912 avvenne, con una solenne cerimonia, la posa della prima pietra.

La cupola, realizzata in cemento armato, è composta da un tamburo ottagonale raccordato ai pilastri con pennacchi sferici e da una volta formata da otto costoloni, visibili solo dall’esterno, che comprendono altrettanti spicchi sferici. La lanterna non è comunicante con l’interno. La realizzazione della nuova cupola si completò nell’ottobre del 1914 con la posa di tegole in ceramica smaltata foggiate a squame.

Già nel 1916 però vennero segnalate lesioni sulle strutture murarie della chiesa che furono attribuite alla nuova costruzione ed addirittura il  Fondo per il Culto sollecitò l’Intendenza di Finanza a: «rivolgersi al Comitato per la fabbrica di S. Rosa, a cura del quale ebbe luogo la costruzione della cupola, per chiamarlo a provvedere al risarcimento dei danni derivanti dalla detta costruzione»; anche se tale ipotesi fu vibratamente confutata dal Comitato e dal progettista, ipotizzandone la causa nell’evento sismico del 1915, si dovette procedere a piccoli interventi di restauro.

Il rivestimento in maioliche, nel corso degli anni successivi, fu ritenuto responsabile di infiltrazioni a carattere atmosferico, in quanto le piastrelle smaltate distaccandosi dal supporto andavano a lesionare le tegole dei sottostanti tetti; si decise pertanto di procedere alla sua eliminazione, alla bitumatura delle strutture in cemento armato ed alla realizzazione di una nuova copertura con lastre di piombo, secondo il progetto redatto dall’ing. Fernando Moltoni che curò anche la direzione dei lavori (anni 1931 – 33).

La superficie interessata era di 320 mq ed il peso totale delle suddette lastre era di kg. 19.200, tuttavia poiché la posa delle lastre doveva avvenire previa asportazione dei vecchi embrici e del notevole sottostrato di malta, l’ing. Moltoni prevedeva una riduzione del peso della copertura di circa 150-200 quintali.

Il preventivo di spesa per la sola nuova copertura ammontava a L. 115.000, a cui dovevano aggiungersi “una congrua spesa per la ripulitura della Chiesa, le decorazioni e la pittura della medesima, ecc. cose tutte necessarie per rendere decoroso un Santuario che è oggetto di Fede”, come chiedeva il Moltoni alla Commissione per i lavori della Chiesa di S. Rosa.

Poiché il Fondo per il Culto stanziò per i lavori L. 110.000, per coprire tutte le spese fu necessario reperire altri fondi. Si attivò il vescovo di Viterbo mons. Trenta, il Prefetto e don Alceste Grandori che raccolsero la somma di L. 115.000, la presidente generale della Gioventù femminile della Azione Cattolica Armida Barelli L. 50.000, il Comune di Viterbo L.10.000, si arrivò anche a sollecitare il capo del governo Benito Mussolini che contribuì con L. 2.000. Nel giugno 1933 fu raggiunto l’importo di L. 287.000.

Intanto nel 1932 erano cominciati i lavori, ma prima di procedere alla posa della nuova copertura, si constatò l’estremo degrado dei pilastri e delle pareti della chiesa, ciò determinò necessariamente urgenti interventi di consolidamento e di messa in sicurezza del complesso. Pertanto si dovettero impiegare la maggior parte della somma raccolta in tali interventi anziché nella decorazione interna del tempio.

L’impresa Stoelcker effettuò iniezioni in cemento ed incatenamento con ferri che attraversavano le strutture, in particolare furono fatte «perforazioni ad aria compressa dei quattro pilastri centrali sui quali grava la cupola, lavaggi, invio di colla di cemento, posa dei ferri, ulteriori iniezioni a cemento ad alta pressione …»

Lo stesso lavoro fu fatto anche in altre parti dell’edificio, per le cattive condizioni riscontrate: «dai pilastri centrali si dovette passare a quelli minori, quindi alle pareti, alle volte (in alcune delle quali vennero eseguite delle sottovolte di cemento armato) ed al prospetto. E quest’ultimo meritava di essere consolidato tutto, dal pavimento al tetto, ma le limitate disponibilità di fondi ci permisero di fare il consolidamento fino a circa 4 metri di altezza».

Si passò poi finalmente alla posa della nuova copertura della cupola con lastre di piombo da 3 mm, lunghe da costolone a costolone ed alte 1 m, bullonate le une alle altre con bulloni fatti a colatura di piombo in apposite asole a coda di rondine, ribattitura delle teste e saldatura. Le lastre delle prime file in basso raggiungevano il peso di 250 kg ciascuna, furono utilizzati circa 200 q.li di rame e 1.000 q.li di cemento con il costo di L. 93.000 per la manodopera ed i noleggi, L. 4.000 per il ferro e L. 8.000 per l’energia elettrica di cantiere.

Alla fine dei lavori il costo totale dell’intervento, consolidamento e copertura, ammontò a L. 284.976 e fu realizzato, tranne per due operai specializzati, da maestranze locali che secondo il Moltoni “hanno dimostrato ottima capacità e diligenza pur in opere inconsuete”.